venerdì 28 aprile 2017

Cosa significa davvero Introverso ed Estroverso?

Partiamo col dire che oggigiorno l'aggettivo Introverso viene usato in modo molto spesso sbagliato.

Certo, io non sono psicologa, ma per mia curiosità e per amore di verità ho voluto leggere cosa diceva Jung, un grande psicologo del passato, nel suo libro "Tipi Psicologici", del 1921, più precisamente nel capitolo decimo "Descrizione generale dei tipi", di cui si trova anche un volumetto a parte, di circa 120 pagine (non semplicissimo da leggere, ma vale la pena, per chi ama l'argomento).


Citerò testualmente alcuni pezzi (quelli che mi sono sembrati più semplici e significativi), per non snaturare le parole del famoso psicologo, o meglio, psichiatra, psicanalista e antropologo svizzero, che in questo libricino che è appunto il decimo capitolo del suo famosissimo libro, parla del tipo estroverso e del tipo introverso, dell'impostazione generale della loro coscienza, dell'atteggiamento del loro inconscio, delle caratteristiche delle funzioni fondamentali dei due tipi psicologici, quindi il pensiero e il sentimento, chiamati tipi razionali, e le altre due funzioni, quindi la sensazione e l'intuizione, chiamati tipi irrazionali, presenti tutti e quattro appunto sia nel tipo estroverso che nel tipo introverso, ma ovviamente in modi diversi e con forza diversa da persona a persona, arrivando infine a parlare anche di funzione sussidiaria.

Vorrei prima fare una precisazione: Jung in tutto il libro parla di "oggetto", che credo si possa pensare come puramente oggetto, ma credo anche, ovviamente, come situazione, idea, persona, ecc...

Jung definisce estroverso l'atteggiamento di chi abbia un rapporto spontaneo con l'oggetto, riesca ad adeguarsi alle circostanze, accetti, conformandovisi senza conflitti, i valori dominanti della società.

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Introverso è, invece, l'atteggiamento di chi conferisce un ruolo preponderante ai fattori soggettivi, svalutando la realtà esteriore.

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Jung dice che quando attraverso l'influenza esercitata da fattori esterni si produce una falsificazione del tipo, l'individuo finisce in genere con il diventare un nevrotico, e la guarigione si può ottenere solo ricostituendo in lui l'atteggiamento che naturalmente gli corrisponde.

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A fine libro, ma io preferisco riprenderlo ora, dice che non vorrebbe aver suscitato l'impressione che questi tipi s'incontrino comunemente in pratica in forma così pura, perchè, appunto, accanto alla funzione più differenziata è sempre presente nella coscienza una seconda funzione di valore secondario e perciò meno differenziata, la quale è parzialmente dominante.

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Il primo tipo psicologico spiegato è quello estroverso, e di questo dice che quando prevale l'orientamento in base all'oggetto e ai dati obiettivi, così che le decisioni e gli atti più frequenti e più importanti non sono determinati da opinioni soggettive, ma dalle circostanze obiettive, si parla appunto di atteggiamento estroverso.

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L'estroverso si comporta positivamente verso l'oggetto. Ne riconosce l'importanza, tanto da orientare costantemente la sua impostazione soggettiva verso l'oggetto e in relazione ad esso. In fondo per lui l'oggetto non ha mai valore sufficiente e la sua importanza deve perciò essere costantemente elevata.

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Gli accadimenti obiettivi hanno un'attrattiva pressochè inesauribile, così che normalmente l'interesse non ha bisogno d'altro.

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I principi morali del comportamento coincidono con le esigenze della società e corrispondentemente con le concezioni morali universalmente accettate. Se queste fossero diverse, diverse sarebbero anche le direttive morali soggettive, senza che con ciò venisse a mutare alcunchè nell'ambito psicologico complessivo.

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Dall'altro lato però la sua "normalità" fa sì che l'estroverso tenga in troppo scarsa considerazione la realtà delle sue esigenze e necessità soggettive.

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L'atteggiamento poi è sempre bilanciato e compensato da un'attività inconscia di segno contrario.

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Ci si può quindi attendere che una compensazione psichica dell'atteggiamento estroverso cosciente accentui particolarmente il fattore soggettivo, che si debba cioè ritrovare nell'inconscio una tendenza fortemente egocentrica.

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Queste considerazioni, svolte su di un piano del tutto generico, ci consentono di comprendere la ragione per la quale le esigenze inconsce del tipo estroverso possiedono un carattere essenzialmente primitivo e infantile, egoistico.

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Quanto più totale è l'atteggiamento estroverso cosciente, tanto più infantile e arcaico è l'atteggiamento inconscio.

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Se però si giunge a un'esagerazione del punto di vista cosciente, anche l'inconscio si manifesta sotto forma di sintomi; l'egoismo, l'infantilismo e l'arcaismo inconscio perdono il loro originario carattere di compensazione per entrare in un conflitto più o meno aperto con l'atteggiamento cosciente […] in altri termini, con un crollo.

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La catastrofe può essere obiettiva, in quanto gli scopi obiettivi vengono un po' alla volta falsati e trasformati in soggettivi.

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La catastrofe può avere anche carattere soggettivo, sotto forma cioè di crollo nervoso […] che per lo più si manifesta con il fatto che gli individui o non sanno più ciò che veramente vogliono o non trovano più piacere in nulla, oppure vogliono troppe cose in una volta e si appassionano eccessivamente per cose che però sono irrealizzabili.

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L'inconscio s'infiltra costantemente nel processo psichico cosciente, e anzi, in misura tale che l'osservatore dura spesso fatica a determinare quali proprietà del carattere siano da attribuire alla personalità cosciente e quali a quella inconscia.

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Naturalmente dipende anche molto dall'atteggiamento dell'osservatore se di una personalità viene colto maggiormente il carattere cosciente o il carattere inconscio.

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Il pensiero estroverso non è necessariamente un Pensare la cui materia siano esclusivamente i fatti concreti, ma può anche essere un Pensare per sole idee, purchè risulti che le idee, con le quali si pensa, sono in massima parte desunte dall'esterno, cioè trasmesse dalla tradizione, dall'educazione, e dal processo di formazione individuale.

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Un altro elemento di valutazione è dato dalla direzione del pensiero nella sua fase conclusiva, se cioè esso sia diretto di preferenza all'esterno o meno.

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Il giudizio che si fonda sull'apparenza esteriore non può rendere giustizia al pensiero nella sua essenza e si risolverà quindi per lo più in una svalutazione. Per la sua essenza invece questo pensiero non è meno fecondo e creatore del pensiero introverso, solo che è al servizio di scopi differenti.

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Nell'atteggiamento estroverso il sentimento si orienta in base al dato obiettivo: l'oggetto è cioè il fattore assoluto che determina il modo d'estrinsecarsi del sentimento.

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Anche quando si rivela apparentemente indipendente dalla qualità dell'oggetto concreto, esso si trova pur sempre vincolato ai valori tradizionali e comunque universalmente riconosciuti.

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Non vi è alcun tipo umano che uguagli per realismo il tipo sensoriale estroverso. Il suo senso obiettivo dei fatti è straordinariamente sviluppato.

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Non è un uomo sgradevole, anzi, sovente è capace di godere in modo piacevole e vivo; talora è un allegro compagnone, talora un esteta pieno di gusto.

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Per la nostra civiltà attuale (ndr. Anno 1921) è l'atteggiamento estroverso a servire da principio normativo nel problema delle relazioni fra uomini. Naturalmente v'è anche il principio introverso, ma esso vale come eccezione e deve affidarsi alla tolleranza del mondo.

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Normalmente l'atteggiamento introverso dipende dalla struttura psichica che è essenzialmente un dato ereditario e costituisce un'entità immanente al soggetto.

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L'introverso si comporta in modo astrattivo: il suo intento fondamentale è di sottrarre costantemente libido all'oggetto, come se dovesse prevenire la preponderanza di quest'ultimo.

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Come all'introverso sembra inconcepibile che l'oggetto debba essere sempre il fattore decisivo, così per l'estroverso rimane un mistero come mai un punto di vista soggettivo possa essere sovrapposto alla situazione oggettiva. Egli finisce inevitabilmente per supporre che l'introverso sia un egoista presuntuoso o un fanatico dottrinario

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La posizione di predominio del fattore soggettivo nella coscienza comporta una svalutazione del fattore oggettivo. L'oggetto non ha l'importanza che gli spetterebbe. Come nell'atteggiamento estroverso esso esercita una funzione eccessiva, così in quello introverso esso ha troppo poco da dire.

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L'introverso si separa del tutto dall'oggetto, e si esaurisce completamente da un lato adottando provvedimenti difensivi, dall'altro tentando vanamente di imporsi all'oggetto e di prendere il sopravvento. Ma questi sforzi sono costantemente ostacolati dalle impressioni sconvolgenti che egli riceve dall'oggetto. Suo malgrado, l'oggetto gli si impone stabilmente, provoca in lui le emozioni più sgradevoli e più persistenti e non gli dà tregua. L'introverso ha continuamente bisogno di un immane lavorio interiore per poter "tener duro". Perciò la sua forma tipica di nevrosi è la psicoastenia, malattia che è caratterizzata da un lato da una grande sensibilità e dall'altro da una grande esauribilità e stanchezza cronica. (ndr. ricorda molto il tratto dell'Ipersensibilità, che però, ricordiamo, non è classificata come malattia)

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Oggetti nuovi e ignoti destano timore e diffidenza come se nascondessero pericoli sconosciuti; oggetti tradizionali sono come attaccati con fili invisibili alla sua anima.

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Visto a distanza egli appare sgarbato e autoritario. Più lo si conosce da vicino e migliore è il giudizio che si dà di lui: coloro che gli son prossimi sanno quanto valga la sua intimità. Agli estranei appare scontroso, inavvicinabile e altezzoso, spesso anche aspro a causa dei pregiudizi che nutre per la società.

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La profondità di questa forma di sentimento può essere solo intravista vagamente, ma non colta con chiarezza. Essa rende gli uomini silenziosi e difficilmente accessibili, giacchè di fronte alla brutalità dell'oggetto si ritrae in modo ipersensibile per riempire di sè gli intimi recessi del soggetto. Per difendersi mette avanti giudizi affettivi di carattere negativo oppure ostenta una grande indifferenza.

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Ma se viene adulterato da egocentrismo il sentimento soggettivo diviene antipatico, giacchè in questo caso si occupa prevalentemente dell'Io. Esso allora risveglia immancabilmente l'impressione di un amor di sè stesso di chiara ispirazione sentimentalistica, di un volersi rendere interessante e persino di un morboso narcisismo.

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Il primato del sentimento introverso io l'ho riscontrato soprattutto nelle donne. Per costoro vale il detto "le acque chete son le più profonde". Esse sono per lo più taciturne, difficilmente accessibili, impenetrabili; spesso si nascondono dietro una maschera infantile o banale, spesso sono anche di temperamento malinconico.

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Poichè questo tipo appare in genere freddo e riservato, gli si nega, in base a un giudizio superficiale, la capacità di nutrire sentimenti di sorta, il che però è radicalmente falso dato che in lui i sentimenti non sono estensivi, ma intensivi, si sviluppano cioè in profondità. Mentre ad esempio chi vive estensivamente un sentimento di compassione estrinseca tale sentimento con senso di opportunità mediante parole e fatti, ed è in grado di liberarsi immediatamente dall'impressione ricevuta, chi vive la compassione in forma intensiva si astiene da ogni manifestazione e perviene a una profondità passionale che comprende in sè la miseria di tutto un mondo e vi si irrigidisce.

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Esteriormente e all'occhio offuscato dell'estroverso una tale compassione sembra freddezza, giacchè non fa nulla di ostensibile, e un modo estroverso di giudicare non può credere alle forze invisibili. Malintesi di questo genere sono un evento caratteristico nella vita di questo tipo e costituiscono di solito uno dei principali argomenti contro un più profondo rapporto affettivo con l'oggetto.

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Non di fronte all'estroverso, ma di fronte alla nostra generale concezione occidentale del mondo egli si trova in condizioni d'inferiorità, e non certo per una questione numerica, ma secondo il suo stesso sentimento. Partecipando con convinzione allo stile generale dell'epoca (ndr. Anno 1921) egli si scava la fossa con le sue mani, giacchè lo stile attuale, che riconosce una realtà solo alle cose tangibili e visibili, si oppone al suo principio. Egli deve svalutare il fattore soggettivo, a cagione della sua invisibilità, e sforzarsi di partecipare alla sopravvalutazione che il punto di vista estroverso fa dell'oggetto. Ma egli apprezza troppo poco il fattore soggettivo ed è perciò tormentato da sentimenti d'inferiorità.

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La sottovalutazione del proprio principio rende l'introverso egoista e gli fa assumere la mentalità dell'oppresso. E quanto più egli diviene egoista tanto più ha l'impressione che gli altri, coloro cioè che possono partecipare senz'altro allo stile dell'epoca, siano gli oppressori contro cui egli deve difendersi e stare in guardia. Nella maggior parte dei casi egli non s'avvede di commettere il suo principale errore non aderendo al fattore soggettivo con la fedeltà e la dedizione con la quale invece l'estroverso si rivolge all'oggetto. Con la sottovalutazione del proprio principio la sua tendenza all'egoismo diviene inevitabile e così egli merita le prevenzioni che nei suoi riguardi nutre l'estroverso.

[…]

Ciò che è troppo basso viene elevato, ciò che è troppo alto alquanto abbassato, l'entusiasmo viene attenuato, la stravaganza frenata, ciò che è fuori dall'ordinario viene riportato alla sua "giusta" formula, e tutto ciò per mantenere l'azione dell'oggetto entro i limiti necessari. In tal modo anche questo tipo esercita un'azione opprimente, a meno che esso non sia del tutto innocuo. Ma se è quest'ultima eventualità a verificarsi, l'individuo diviene facilmente vittima dell'aggressività e della prepotenza altrui. In genere individui di questo tipo lasciano che si abusi di loro e se ne vendicano intempestivamente con una resistenza e un'ostinazione accentuate.

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L'intuizione introversa coglie le immagini che nascono dalle basi dello spirito inconscio, esistenti a priori, e cioè per ereditarietà. Questi archetipi, la cui intima essenza è inaccessibile all'esperienza, rappresentano il principato del funzionamento della psiche nella serie degli antenati, accumulatesi attraverso milioni di ripetizioni e condensatesi in tipi. In questi archetipi sono perciò rappresentate tutte le esperienze che si sono succedute su questo pianeta dal principio dei tempi.

[…]

L'intuizione introversa, attraverso la percezione dei processi interiori, fornisce dati che possono essere di straordinaria importanza per la comprensione degli accadimenti universali. Essa può persino prevedere in forma più o meno chiara le nuove possibilità, come pure ciò che si realizzerà effettivamente in avvenire.

[…]

Nei suoi argomenti manca quell'elemento razionale che può avere efficacia persuasiva ed egli può soltanto far professione dei suoi convincimenti o divenirne banditore. E' la voce di uno che predica nel deserto.

[…]

I due tipi ora descritti si sottraggono quasi completamente ad ogni valutazione esteriore. Poichè sono introversi e hanno quindi scarsa capacità o volontà di esprimersi offrono scarso appiglio per un'esatta valutazione. Siccome la loro attività principale è rivolta all'interno, all'esterno appare soltanto un contegno riservato e chiuso, mancanza di partecipazione, insicurezza e imbarazzo apparentemente ingiustificato.

[…]

Perciò nella maggior parte dei casi essi sono sottovalutati o per lo meno non sono compresi. e poichè questi tipi non riescono a comprendere sè stessi, mancando loro in gran parte la funzione giudicativa, non possono neppure comprendere il perchè la massima parte delle persone costantemente li sottovaluti. Essi infatti non si rendono conto che l'opera loro, quando è rivolta all'esterno è effettivamente di qualità inferiore. Il loro sguardo è affascinato dalla ricchezza di ciò che si svolge nel loro intimo. Ciò li assorbe talmente ed ha per loro una tale inesauribile attrattiva che non si avvedono che quanto essi comunicano all'ambiente contiene in genere solo la minima parte di quel che essi vivono in sè stessi. Il carattere frammentario e per lo più soltanto episodico delle loro comunicazioni richiede troppo alla comprensione e alla compiacenza dell'ambiente: per di più manca alle loro comunicazioni quel calore verso l'oggetto senza il quale non vi piò essere efficacia persuasiva. E invece questi tipi hanno assai spesso un contegno burbero e scostante verso l'esterno, quantunque non abbiano per nulla consapevolezza di ciò e non se lo propongano affatto intenzionalmente.


lunedì 10 aprile 2017

Come sono le Persone Altamente Sensibili, o Ipersensibili?

Dunque, partiamo col dire che questa tipologia di persona, HSP, PAS, gli Ipersensibili, è stata studiata per anni, negli anni '90, dalla Dott.ssa Elaine Aron, di cui vi lascio il link al suo sito http://hsperson.com/

Dai suoi studi è emerso che questa Ipersensibilità interessa circa il 20% della popolazione, bambini compresi, uomini e donne, e di questo 20% dice che circa il 70% è introverso, mentre il restante 30% è estroverso.

Questo tipo di Ipersensibilità non sta a significare la bontà o meno di una persona, come alcuni, specialmente non Ipersensibili, inizialmente credono (dicendoci in alcuni casi "stai dicendo che io sono un insensibile?"), bensì si tratta di una Ipersensibilità a livello neuronale, innata, quindi presente dalla nascita, e non modificabile, alla stregua del colore degli occhi.

Le persone ipersensibili vengono facilmente subissate dagli stimoli (negativamente ma anche positivamente), esterni a loro, ed interni.
Abbiamo quindi un basso livello di sopportazione ai tanti tantissimi stimoli che registriamo ogni istante, magari in un ambiente caotico.
Pensate che prima di leggere libri a riguardo, non sapendo ancora cosa fosse l'HSP, in certi momenti dicevo a mio marito che sentivo come una lancetta impazzita nel mio sistema nervoso che segnalasse tipo un allarme o qualcosa che non stava andando per il verso giusto.
Magari qualcun altro può aver avuto una sensazione simile.

Anche semplicemente girare per negozi può risultare difficile, sia per i rumori, musica compresa se è troppo alta, sia per i tanti stimoli visivi e a volte olfattivi. E questa difficoltà ci può procurare sintomi fisici che possono essere scambiati per paura o ansia.
La TV a volte può dare molto fastidio, come anche la radio se il volume è alto.

I viaggi possono stancare se non abbiamo il tempo di recuperare le forze, giorno per giorno, dopo aver "fatto il pieno di stimoli". Possibilmente da soli, stando tranquilli, magari leggendo.

Le ingiustizie, l'ipocrisia e le menzogne ci colpiscono molto e spesso cerchiamo qualche modo per cercare di farle smettere.

Spesso vediamo delle sfumature nel comportamento della gente, o sentiamo delle sfumature nelle loro parole, che altri non vedono o sentono (o in alcuni casi forse sperano che non sentiamo e vediamo), e spesso per questo finiamo in litigi infiniti perchè ci viene detto che siamo troppo puntigliosi su parole, sguardi o altro.

Siamo portati a rimuginare, perchè il nostro cervello, subissato dagli stimoli, non si ferma quasi mai.
Rimuginiamo, ci facciamo prendere da sensi di colpa, e spesso fatichiamo a smettere.

Siamo ottimi ascoltatori, ascoltando anche il linguaggio non verbale.
Abbiamo tanta, a volte troppa empatia, che ci porta a sentire spesso cosa sente chi abbiamo intorno, e anche questo ci porta all'iperstimolazione neuronale. Con conseguente stanchezza anche a livello fisico. Possiamo avere la sensazione di “svuotarci” stando a contatto con gli altri. E abbiamo bisogno quindi di ricaricarci poi, in silenzio.

Se tra le persone attorno a noi il clima è teso, lo sentiamo, e ne siamo condizionati negativamente.

Gli ambienti nuovi spesso ci mettono ansia.
Odiamo stare in mezzo alla folla.

Preferiamo la regolarità e le cose conosciute.
Ci piacerebbe avere tutto sotto controllo, e cerchiamo di parare i colpi in anticipo per quanto possiamo.

Spesso ci sentiamo non compresi, perchè, come una persona non ipersensibile fatica a capire cosa sentiamo noi, anche noi spesso fatichiamo a capire che quello che stiamo sentendo, molte delle persone che ci stanno attorno invece non lo stanno sentendo. Ci proviamo, con l'empatia, ma a volte ci piacerebbe essere capiti un po' anche noi. Spesso ciò non avviene. E questa mancata comprensione da parte degli altri, alla lunga porta a rabbia.
 
Tendiamo ad avere una bassa autostima in conseguenza a rifiuti.
Quindi per tentare di evitarli cerchiamo di uniformarci agli altri, però rischiando di non capire più chi siamo e di stare peggio.

Non amiamo lavorare sotto pressione.

Spesso invece tendiamo a voler aiutare il prossimo e fare del bene. 

Tendiamo a mettere noi stessi all’ultimo posto.

Siamo solitamente persone creative, che non significa per forza artisti, ma creativi, in vari campi.

Immaginiamo e ci promettiamo spesso di intraprendere varie strade, ma l'intraprendenza in genere non è il nostro lato più forte e spesso ci troviamo chiusi nelle nostre idee.
Quando però abbiamo un fine in mente che ci riesce a smuovere, ci diamo totalmente e facciamo di tutto per raggiungerlo.

In genere siamo perfezionisti: quando decidiamo di fare qualcosa, la facciamo bene. Non tolleriamo gli errori, o li tolleriamo a fatica, e siamo particolarmente accurati.

Tendiamo a procrastinare ed avere una vera e propria avversione per ciò che si "deve" fare, che ci mette in agitazione.

In genere sembriamo timidi anche se invece spesso siamo molto molto socievoli.

Amiamo leggere, assistere a dei bei spettacoli, riflettere su citazioni, goderci la vita.

Siamo persone consapevoli e coscienziose, con una vita interiore molto ricca.

Quindi come vedete, non è una malattia, non è essere sbagliati: è solo avere un sistema nervoso che funziona diversamente.

Bisogna diventarne consapevoli, e imparare a usarlo a proprio vantaggio.

E si può!
Dobbiamo!
Per tutti, Ipersensibili e non!

A tale proposito vi lascio un video, che può risultare utilissimo sia per Ipersensibili, sia per chi non lo è, ma magari conosce e ha a cuore qualcuno che invece lo è.

E' un video della Dott.ssa Elena Lupo, molto molto ben fatto!