giovedì 17 agosto 2017

Intelligenza Emotiva (Daniel Goleman)

Daniel Goleman è uno psicologo, scrittore e giornalista statunitense. Ha studiato all'Amherst College, dove è stato allievo di Alfred F. Jones. Si è laureato ad Harvard, specializzandosi in "psicologia clinica e sviluppo della personalità", dove successivamente ha anche insegnato.
A lungo ha scritto sul New York Times di temi concernenti la neurologia e le scienze comportamentali.
Goleman ha ricevuto molti premi e riconoscimenti per le sue ricerche: due nomination al Premio Pulitzer per i suoi articoli, un premio alla carriera dall'American Psychological Association e l'elezione a membro dell'American Association for the Advancement of Science.



Questo libro, che riporta tantissimi studi fatti da tantissimi studiosi nel corso degli anni, il che lo rende a volte non semplicissimo, inizia invece con la storia di un autista di autobus, il quale, finchè svolgeva il proprio lavoro, instillava pensieri piacevoli e ottimistici nelle persone che in quel momento viaggiavano con lui. Però purtroppo subito dopo passa a parlare dei notiziari, pieni di cattive notizie, che sentiamo ogni giorno.

Entra nel pieno del libro spiegando a cosa servono le emozioni, quando le passioni hanno il sopravvento sulla ragione e parla di impulsi all’azione (collera, paura, felicità, amore, sorpresa, disgusto e tristezza).

Parla di due menti (emozionale e razionale), e spiega tutta la lunga evoluzione del cervello dai tempi primitivi ad oggi.

Passa quindi a parlare a lungo dell’amigdala, del sequestro emozionale che provoca, e ne parla come sede di tutte le passioni, come grilletto molto sensibile, come sentinella delle emozioni.

Parla dell'ippocampo, specialista della memoria emozionale, del meccanismo di allarme neurale ormai obsoleto rispetto agli uomini primitivi, e di risposte emotive rapide ed approssimative.

Passa quindi a parlare di quando intelligente è uguale ad ottuso, di intelligenza emotiva e destino, di tipi diversi di intelligenza, della teoria delle intelligenze multiple di Gardner (che si contrappone alla teoria del QI), tra cui, parlando delle varie intelligenze parla della conoscenza delle proprie emozioni, del controllo delle emozioni, della motivazione di se stessi, del riconoscimento delle motivazioni altrui e della gestione delle relazioni.

Parla poi della conoscenza di se stessi, di autoconsapevoli, di sopraffatti e di rassegnati, arrivando poi a parlare di alessitimia, cioè della non capacità di riconoscere e quindi la non capacità di esprimere le proprie emozioni.

Spiega cosa succede quando si è schiavi delle passioni, parla di anatomia della collera, dell’onda della rabbia, di come uscirne, di ansia, di malinconia, dei repressori e quindi di negazione ottimista.

Parla di intelligenza emotiva, come di una una capacità fondamentale.

Passa quindi a parlare del controllo degli impulsi e del test delle caramelle fatto sui bambini.
Parla di umor nero e pensieri confusi, del Vaso di Pandora e Pollyanna e quindi del potere del pensiero positivo, ricollegandosi quindi all’ottimismo e quindi a Seligman.

Parla poi di flusso, di neurobiologia dell’eccellenza, e di apprendimento.

Passa quindi a parlare delle radici dell’empatia, come si sviluppa, dei bambini ben sintonizzati, del prezzo della mancata sintonizzazione. Della neurologia dell’empatia, di empatia ed etica (radici dell’altruismo), e della vita senza empatia (molestatore e sociopatico).

Parla di arti sociali, del mostrare emozioni, dell’espressività e del contagio emotivo, dell’intelligenza sociale (capacità di organizzare i gruppi, negoziare soluzioni, stabilire legami personali, capacità di analisi della situazione sociale).
Parla della formazione di un individuo socialmente incompetente, dell’incompetenza sociale e bambini, e riporta un caso di talento emozionale nella metropolitana di Tokyo.

Passa quindi a parlare di intelligenza emotiva applicata, di nemici intimi, del matrimonio “di lui” e quello “di lei”, che hanno radici nell’infanzia, di comportamenti coniugali sbagliati, di pensieri tossici, di emozioni in piena e di matrimonio a picco.

Parla di uomini come sesso debole in quanto in loro le piene emozionali sono più facili a scatenarsi, e dà consigli per lui e per lei, parlando poi di scontro positivo, di come calmarsi, detossificare il discorso interiore, ascoltare e parlare senza stare sulla difensiva.

Passa quindi a parlare dell’ambito lavorativo, di come dirigere col cuore.
Parla delle critiche nell’ambiente di lavoro, del modo peggiore per motivare qualcuno, della critica costruttiva (specifica, con soluzione, essendo presenti e sensibili), parlando anche di quando si è alle prese con la diversità, delle radici del pregiudizio, dell’importanza del buon senso aziendale e del QI del gruppo.

Passa quindi a parlare di mente e medicina, dell’importanza delle emozioni per la salute, di emozioni tossiche (collera, ansia, depressione), dei benefici fisici dei sentimenti positivi, di buona salute e relazioni personali e del potere risanatore del sostegno psicologico.
Propone quindi di arricchire l’assistenza medica con intelligenza emotiva per una medicina più umana.

Passa poi a parlare della famiglia, dei comportamenti inadeguati dei genitori (ignorare i sentimenti, mercanteggiare, non aver rispetto dei sentimenti altrui), parla di heart start (allenamento emotivo da parte dei genitori), di fiducia, curiosità, intenzionalità o senso di efficacia, autocontrollo, connessione, capacità di comunicare e di cooperare.

Spiega poi come si arriva ad allevare un prepotente, parlando di maltrattamento e di estinzione dell’empatia.

Parla di emozioni e superamento dei traumi, di orrore cristallizzato nella memoria, di disturbo post traumatico da stress, di riapprendere reazioni emotive normali e di rieducare i circuiti delle emozioni.

Spiega che il temperamento non è destino, parla degli studi di Kagan, della neurochimica della timidezza, del temperamento allegro, calmare un’amigdala ipereccitabile, di come l’infanzia sia una una finestra di opportunità e dei periodi critici in cui bisognerebbe agire in determinati modi perchè lo sviluppo emotivo risulti poi corretto.

Parla del costo dell’analfabetismo emozionale, di minori che uccidono (anche altri minori), di malessere emozionale (chiusura in se stessi e problemi sociali, ansia e depressione, difficoltà nell’attenzione e nella riflessione, delinquenza o aggressività).

Parla di tenere a freno l’aggressività, di deformazione percettiva, e di come negli Usa sia stata creata una scuola per i prepotenti, per cambiarli.
Parla di prevenire la depressione e di programmi creati anche per tale problematica.

Dice che un costo della modernità è la crescita della depressione, purtroppo.

Parla del decorso della depressione nei giovani, di modi di pensare che portano alla depressione, e di come mandare la depressione in cortocircuito arrivando di nuovo a parlare di Seligman.

Parla di disturbi del comportamento alimentare, di quando ci si sente soli con se stessi, di abbandoni, di addestrare all’amicizia, di alcol e droghe, e quindi di chi usa la dipendenza come automedicazione.

Propone un percorso di prevenzione emozionale definitivo e dice che l’informazione non è sufficiente, giustamente.

Propone di insegnare a scuola le emozioni, come al Nueva Learning Center, dove, tra le altre cose insegnano Scienza del sè, e di come abbiano sperimentato l’importanza dell’alfabetizzazione emozionale nei quartieri degradati delle grandi città, come all’Augusta Lewis Troup Middle School di New Haven.
Parla quindi di calendario emozionale citando Brazelton.

Chiude il libro parlando dei benefici dell’apprendimento dell'intelligenza emotiva:
- autoconsapevolezza emozionale
- controllo delle emozioni
- indirizzare le emozioni in senso produttivo
- empatia, cioè leggere le emozioni altrui
- gestire i rapporti

Che dire? Per un’ipersensibile può sembrare quasi tutto "scontato", ma leggere queste cose da Goleman fa pensare... positivamente ovviamente!
Bello, bello, bello!
Consigliatissimo!

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