giovedì 26 ottobre 2017

Messaggio per un'aquila che si crede un pollo (Anthony De Mello)

Padre Antony de Mello nacque a Santa Cruz, un sobborgo di Mumbai in India. Entrò a far parte della Compagnia di Gesù nel 1947, all'età di sedici anni non ancora compiuti. Venne in seguito trasferito, e da allora viaggiò in parecchi paesi per studiare e più tardi per insegnare, principalmente in Spagna e negli Stati Uniti, dove diventò uno psicoterapeuta. Ben presto divenne famoso per i suoi libri sulla spiritualità, che coniugavano la religiosità cristiana e orientale con i suoi studi di psicologia.
Tornato in India, cominciò a organizzare numerosi ritiri spirituali, ed era in genere considerato un oratore pubblico di qualità. De Mello ha fondato anche un centro di preghiera in India, chiamato «Sadhana».
Morì improvvisamente nel 1987 per un attacco cardiaco. I suoi lavori sono ancora ristampati, e scritti inediti sono stati pubblicati dopo la sua morte.
Nel 1998, dopo la sua morte, alcune delle opinioni espresse nei libri di De Mello (o a lui attribuite) furono dichiarate incompatibili con la fede cattolica da parte della Congregazione della Dottrina della Fede. L'allora cardinale Joseph Ratzinger, che più tardi sarebbe diventato Papa Benedetto XVI, firmò una notificazione della Congregazione che inizialmente era stata anche inserita al termine dei libri di De Mello, ma in seguito venne sostituita con una nota più sintetica «I libri di Padre Anthony de Mello sono stati scritti in un contesto multi-religioso per aiutare i fedeli di altre religioni, agnostici ed atei nella loro ricerca spirituale, e non erano intesi dall'autore come istruzioni per i fedeli cattolici nel dogma o nella dottrina cristiano-cattolica.» Ferma restando la censura della Notificazione della CdF, gli scritti di De Mello rimasero comunque disponibili anche in molte librerie cattoliche, venendo sempre letti e rispettati da numerosi cattolici e da fedeli di altre denominazioni cristiane.


Che dire di questo libro?
Inizio col dire che è bello e molto molto particolare.
Non nascondo che mi sono ritrovata in molti (non tutti, ovviamente) i pensieri che man mano leggevo... pensieri che talvolta penso anch'io, ma che raramente qualcuno ho espresso (la maggior parte no, lo ammetto), perchè a differenza sua, al solito, quando provo ad esprimere qualcosa che va fuori da quel che la gente vuole sentire, a me succede questo: 


Difficile anche riassumere di cosa parla questo libro, o meglio, lo si può riassumere in una sola parola o due: risveglio e consapevolezza.

Per chi invece vuole sapere un po' di più di cosa parla, posso provare a dirvi che, grazie anche ad aneddoti e storie varie, parla del giusto tipo di egoismo (amore per se stessi), di desiderio di felicità, di segnali di risveglio.

Dice che rinunciando a qualcosa si rimane vincolati a ciò a cui si rinuncia, e invece capire il valore è la strada giusta.
Parla di ascoltare e disimparare il passato, della messinscena della carità, di paura del cambiamento, delle nostre illusioni riguardo gli altri, di autosservazione, di consapevolezza senza giudizio, di trovare se stessi, di arrivare all'"io" togliendo strato dopo strato, di sentimenti negativi nei confronti degli altri, di dipendenza emotiva, di come giunge la felicità (con la consapevolezza).

Dice che la paura origina violenza.

Parla della buona religione, antitesi dell'inconsapevolezza, di etichette, di ostacoli alla felicità, e dei quattro passi verso la saggezza (entrare in contatto con i sentimenti negativi di cui non si è consci, capire che il sentimento è dentro di noi e non nella realtà, mai identificarsi con quel sentimento, pensare a come poter cambiare le cose e noi stessi)

Parla della mancanza di consapevolezza come sonnambulismo, per poi parlare di consapevolezza sotto molti punti di vista, per esempio cambiamento come avidità, persone trasformate, arrivare al silenzio, perdersi per ritrovarsi, valore permanente, desiderio e non preferenza, attaccarsi alle illusioni, quando si abbraccia un ricordo, essere concreti, parole introvabili, condizionamento culturale, realtà filtrata, svincolarsi, amore che induce assuefazione, e tanto tanto altro, difficile davvero da riassumere...

E' un libro davvero molto particolare, ma molto molto bello, sia per chi ha già intrapreso il cammino della consapevolezza, sia per chi lo vuole intraprendere.

E' un insieme di pensieri, che vanno dritti al punto.

Bel libro, davvero!

giovedì 19 ottobre 2017

Intelligenza sociale (Daniel Goleman)

Daniel Goleman è uno psicologo, scrittore e giornalista statunitense. Ha studiato all'Amherst College, dove è stato allievo di Alfred F. Jones. Si è laureato ad Harvard, specializzandosi in "psicologia clinica e sviluppo della personalità", dove successivamente ha anche insegnato.
A lungo ha scritto sul New York Times di temi concernenti la neurologia e le scienze comportamentali.
Goleman ha ricevuto molti premi e riconoscimenti per le sue ricerche: due nomination al Premio Pulitzer per i suoi articoli, un premio alla carriera dall'American Psychological Association e l'elezione a membro dell'American Association for the Advancement of Science.


Il libro inizia raccontando la storia di un gruppo di soldati in Iraq diretti verso una moschea per prendere contatti per essere di aiuto, e qui entra in gioco il tenente colonnello Christopher Hugues, che, riesce a calmare una situazione che poteva finire molto male.

Si inizia subito a parlare quindi di cervello socievole, di deterioramento dei rapporti sociali e di disconnessione crescente (disconnessione sociale).

Si arriva a parlare quindi di neuroscienza sociale (nuovi neuroni chiamati cellule fusiformi, neuroni specchio e dopamina)

Goleman parla quindi della definizione ufficiale di Intelligenza Sociale, che lui non riporta, ma lascia gli estremi per andarla a leggere su altri libri, e dice che per lui intelligenza sociale significa agire con saggezza e non manipolazione (e mi trova più che pienamente d'accordo).

Spiega poi la differenza tra via bassa (impetuosa) e via alta (ragione).
Racconta della via bassa, come centrale del contagio emotivo.

Parla quindi di variabili dell'umore, cogliere le emozioni, del radar dell'ipocrisia, della ricetta dell'intesa, dell'aura della "simpatia", di sincronizzazione emotiva e fisica e di protoconversazioni tra madri e figli piccoli.

Passa poi alle reti neurali, neuroni specchio, vantaggi di un sorriso, "memi", follie delle masse, istinto altruistico, parlando di un esperimento nel seminario di Princeton con la Parabola del Buon Samaritano, e arriva a parlare di prestare attenzione, sintonia e compassione.

Spiega poi che l'intelligenza sociale è formata da consapevolezza sociale (empatia primaria, sintonia, attenzione empatica, cognizione sociale), e da abilità sociale (sincronia, presentazione di sè, influenza, sollecitudine).

Passa quindi a parlare di rapporti Io-Esso e Io-Tu, dell'importanza di sentirsi sentiti, dell'utilià dell'esso in alcuni casi, del dolore del rifiuto, di empatia e di proiezione.

Racconta poi cos'è la Triade Oscura (narcisisti, macchiavellici, psicopatici), quindi persone che, in vari modi, non hanno empatia.

Parla poi di cecità mentale, di cervello maschile, e di capire la gente.

Dice che i geni non sono una condanna, e parla di puzzle natura-educazione, e di formazione di percorsi neurali.

Passa poi a parlare di base sicura, di inespressività del volto, del circuito della depressione, di empatia distorta dovuta a traumi emotivi o maltrattamenti, e di esperienza riparativa.

Parla quindi della vittoria della felicità, della capacità di provare gioia, e della resilienza.

Passa quindi alle reti affettive, e agli stili di attaccamento (ansioso, evitante, sicuro), desiderio maschile e femminile, astuzie della natura, cervello della libido, e quando il sesso trasforma in oggetti.

Parla poi di radici biologiche della compassione, via bassa e compassione, allergie sociali, stress sociale, Tolstoj e sua moglie (narrando dei loro scritti prima ancora del matrimonio), parla di guerra tutti contro tutti, di nocività delle offese, di catena causale dello stress, di percezione dei sentimenti negativi, e della ricerca compiuta sui diplomati del '57.

Racconta dell'importanza di alleati biologici (per la salute fisica), parla di campo di battaglia coniugale, di soccorritori emotivi (come i figli per Tolstoj e la moglie), e di contagio positivo.

Passa quindi a parlare di empatia nel settore sanitario e di curare chi cura, anche tra i sanitari, essendo esposti ogni giorno al dolore di chi assistono.

Parla di logorio mentale, stato mentale ottimale, chiave neurale per l'apprendimento, flusso emotivo, leader socialmente intelligenti e connessioni speciali nell'insegnamento.

Passa poi a parlare di come riparare le connessioni, parlando del sistema degli istituti di correzione minorili del Missouri, portando l'esempio di Kalamazoo, e del quartiere di Boston's South Side.

Si parla quindi del passaggio da Loro a Noi, e quindi di relazioni che passano da Noi-Loro a Noi-Noi (come il passaggio da Io-Esso a Io-Tu), parlando di pregiudizi impliciti, colmare il divario dell'ostilità, e porta l'esempio della classe puzzle. Arriva a parlare di perdono, non per dimenticare, ma per stare meglio.

Conclude parlando di ciò che conta davvero, e cioè dei rapporti sociali veri, quindi rapporti Io-Tu e Noi-Noi, e di felicità nazionale lorda (misurata e tenuta in considerazione al pari del PIL da anni nel Bhutan), cosa che se fosse applicata in tutto il mondo, il mondo, fosse anche pian piano, ma migliorerebbe sicuramente!

Come per "Intelligenza Emotiva", anche questo libro, per una persona ipersensibile dice tante cose che possono sembrare "scontate", ma appunto, sentirle da Goleman, lascia il segno... in senso positivo ovviamente!
Lo consiglio!!!