giovedì 19 ottobre 2017

Intelligenza sociale (Daniel Goleman)

Daniel Goleman è uno psicologo, scrittore e giornalista statunitense. Ha studiato all'Amherst College, dove è stato allievo di Alfred F. Jones. Si è laureato ad Harvard, specializzandosi in "psicologia clinica e sviluppo della personalità", dove successivamente ha anche insegnato.
A lungo ha scritto sul New York Times di temi concernenti la neurologia e le scienze comportamentali.
Goleman ha ricevuto molti premi e riconoscimenti per le sue ricerche: due nomination al Premio Pulitzer per i suoi articoli, un premio alla carriera dall'American Psychological Association e l'elezione a membro dell'American Association for the Advancement of Science.


Il libro inizia raccontando la storia di un gruppo di soldati in Iraq diretti verso una moschea per prendere contatti per essere di aiuto, e qui entra in gioco il tenente colonnello Christopher Hugues, che, riesce a calmare una situazione che poteva finire molto male.

Si inizia subito a parlare quindi di cervello socievole, di deterioramento dei rapporti sociali e di disconnessione crescente (disconnessione sociale).

Si arriva a parlare quindi di neuroscienza sociale (nuovi neuroni chiamati cellule fusiformi, neuroni specchio e dopamina)

Goleman parla quindi della definizione ufficiale di Intelligenza Sociale, che lui non riporta, ma lascia gli estremi per andarla a leggere su altri libri, e dice che per lui intelligenza sociale significa agire con saggezza e non manipolazione (e mi trova più che pienamente d'accordo).

Spiega poi la differenza tra via bassa (impetuosa) e via alta (ragione).
Racconta della via bassa, come centrale del contagio emotivo.

Parla quindi di variabili dell'umore, cogliere le emozioni, del radar dell'ipocrisia, della ricetta dell'intesa, dell'aura della "simpatia", di sincronizzazione emotiva e fisica e di protoconversazioni tra madri e figli piccoli.

Passa poi alle reti neurali, neuroni specchio, vantaggi di un sorriso, "memi", follie delle masse, istinto altruistico, parlando di un esperimento nel seminario di Princeton con la Parabola del Buon Samaritano, e arriva a parlare di prestare attenzione, sintonia e compassione.

Spiega poi che l'intelligenza sociale è formata da consapevolezza sociale (empatia primaria, sintonia, attenzione empatica, cognizione sociale), e da abilità sociale (sincronia, presentazione di sè, influenza, sollecitudine).

Passa quindi a parlare di rapporti Io-Esso e Io-Tu, dell'importanza di sentirsi sentiti, dell'utilià dell'esso in alcuni casi, del dolore del rifiuto, di empatia e di proiezione.

Racconta poi cos'è la Triade Oscura (narcisisti, macchiavellici, psicopatici), quindi persone che, in vari modi, non hanno empatia.

Parla poi di cecità mentale, di cervello maschile, e di capire la gente.

Dice che i geni non sono una condanna, e parla di puzzle natura-educazione, e di formazione di percorsi neurali.

Passa poi a parlare di base sicura, di inespressività del volto, del circuito della depressione, di empatia distorta dovuta a traumi emotivi o maltrattamenti, e di esperienza riparativa.

Parla quindi della vittoria della felicità, della capacità di provare gioia, e della resilienza.

Passa quindi alle reti affettive, e agli stili di attaccamento (ansioso, evitante, sicuro), desiderio maschile e femminile, astuzie della natura, cervello della libido, e quando il sesso trasforma in oggetti.

Parla poi di radici biologiche della compassione, via bassa e compassione, allergie sociali, stress sociale, Tolstoj e sua moglie (narrando dei loro scritti prima ancora del matrimonio), parla di guerra tutti contro tutti, di nocività delle offese, di catena causale dello stress, di percezione dei sentimenti negativi, e della ricerca compiuta sui diplomati del '57.

Racconta dell'importanza di alleati biologici (per la salute fisica), parla di campo di battaglia coniugale, di soccorritori emotivi (come i figli per Tolstoj e la moglie), e di contagio positivo.

Passa quindi a parlare di empatia nel settore sanitario e di curare chi cura, anche tra i sanitari, essendo esposti ogni giorno al dolore di chi assistono.

Parla di logorio mentale, stato mentale ottimale, chiave neurale per l'apprendimento, flusso emotivo, leader socialmente intelligenti e connessioni speciali nell'insegnamento.

Passa poi a parlare di come riparare le connessioni, parlando del sistema degli istituti di correzione minorili del Missouri, portando l'esempio di Kalamazoo, e del quartiere di Boston's South Side.

Si parla quindi del passaggio da Loro a Noi, e quindi di relazioni che passano da Noi-Loro a Noi-Noi (come il passaggio da Io-Esso a Io-Tu), parlando di pregiudizi impliciti, colmare il divario dell'ostilità, e porta l'esempio della classe puzzle. Arriva a parlare di perdono, non per dimenticare, ma per stare meglio.

Conclude parlando di ciò che conta davvero, e cioè dei rapporti sociali veri, quindi rapporti Io-Tu e Noi-Noi, e di felicità nazionale lorda (misurata e tenuta in considerazione al pari del PIL da anni nel Bhutan), cosa che se fosse applicata in tutto il mondo, il mondo, fosse anche pian piano, ma migliorerebbe sicuramente!

Come per "Intelligenza Emotiva", anche questo libro, per una persona ipersensibile dice tante cose che possono sembrare "scontate", ma appunto, sentirle da Goleman, lascia il segno... in senso positivo ovviamente!
Lo consiglio!!!