martedì 20 giugno 2017

Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare (Susan Cain)

Susan Cain, dopo aver studiato alla Princeton University e alla Harvard Law School, ha lavorato come legale e consulente per molte aziende e multinazionali.
Dopo il successo di "Quiet", ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi alla scrittura e alla vita in famiglia.


Questo libro è diverso dagli altri libri che ho letto finora su introversione e ipersensibilità. Non parte da sensazioni e comportamenti, ma da fatti, studi e ricerche che Susan Cain ha riunito in anni di lavoro a questo libro.

Inizia narrando la storia di Rosa Parks, e quindi di come un'introversa abbia saputo tener testa al razzismo.

Passa poi a raccontare la storia di un avvocato di nome Laura, che poi in seguito dirà chi è...

Ritorna al passato e narra la storia di Dale Carnegie, dei suoi corsi e dei suoi libri (libro, il primo, che tutti reputano un libro stupendo, ma che a me, da ipersensibile, dal titolo "Come trattare gli altri e farseli amici", non ha mai convinto del tutto... da quel che capisco non sono l'unica ad avere remore su quel libro letto da tantissime persone... vedrò comunque prima o poi di leggerlo per farmene un'idea ben chiara), e restando sempre nel passato, parla della cultura di inizio 1900, diventata tutto d'un tratto estroversa.

Passa poi a raccontare quando, per curiosità e studio per il libro, ha seguito un corso UPW di Tony Robbins, estroverso per eccellenza, e di quando, sempre per il libro, è andata alla Harvard Business School, scuola che fa un vanto dell'estroversione.

Parla poi del Prof. Adam Grant, e dei "connettori" tecnologici introversi, per poi arrivare a raccontare di quando, sempre per il libro, è andata alla Saddleback Church, sede della chiesa evangelica, che fa un vanto dell'estroversione, ma che ha al suo interno vari suoi ministri del culto, introversi, che quindi si trovano quasi a disagio.

Racconta poi di Stephen Wozniak, e di quello che è riuscito a creare con Steve Jobs, e arriva a parlare del fatto che per gli introversi, lavorare da soli è meglio, che gli open space spesso ci mettono a disagio e produciamo meno. Parla anche dei brainstorming di gruppo, che per gli introversi non sono produttivi, e che al massimo possono rendere in brainstorming di gruppo online, in quanto, on line, pesa un po' meno l'apprensione da valutazione altrui.
Spiega che per lavorare bene non dobbiamo del tutto estraniarci, ma cercare delle strategie, in modo da riuscire ad avere un po' di tranquillità quando ci serve.

Passa quindi a raccontare degli studi di Jerome Kagan su neonati ad alta reattività, che alla fin fine sembra corrispondere all'alta sensibilità.
Parla di amigdala sensibile, o altamente reattiva, del gene trasportatore della serotorina (SERT) e dello stesso gene, ma con allele corto, che sembra essere correlato all'introversione e ad una maggiore attività cognitiva.

Parla poi di Belsky della sua teoria dei bambini orchidea, e del Dott Schwartz, un allievo di Kagan, che ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (RMF) per controllare da adulti gli stessi bambini che aveva "studiato" Kagan anni prima.
Parla di arousal, e quindi di livello di attivazione del sistema nervoso, e di sistema reticolato ascendente (SRA), per arrivare a parlare di quelli che lei chiama Sweet Spot, cioè di un livello ottimale di arousal.

Narra quindi la storia di Eleanor Roosevelt (introversa).

Racconta poi di quando ha partecipato ad un seminario su "social anxiety", e di quando è andata a un Raduno HSP tenuto da Elaine Aron.
Qui parla di freddezza, timidezza, velocità e lentezza, e spiega che tutto sommato serve un giusto equilibro, anche numerico, tra introversi ed estroversi.

Passa poi a parlare della crisi economica iniziata nel 2007-2008 e di come è correlata all'estroversione.
Spiega che la parte del cervello antico è molto sensibile alla ricompensa, e parla del gene recettore della dopamina (DRD4).
Racconta quindi del "NO FUD" (NO Fear, Uncertainty, Doubt), e di Vincent Kaminski alla Enron.

Parla di stato di flusso ottimale, e di quando Warren Buffett aveva previsto cose per le quali era stato tacciato di essere "gufo" per capirci, e invece poi tutti, purtroppo, hanno dovuto ricredersi.

Racconta quindi di Cupertino, abitata in maggior parte da asiatici, e di come si vive e si studia lì, e parla di valori occidentali e di valori orientali

Passa quindi a parlare di Gandhi, della sua vita e del "soft power".

Parla di introversi al lavoro, che "devono" sembrare quasi estroversi, del Prof. Brian Little ad Harvard, e della sua teoria, la "Free Trait Theory".
Parla di ASM (Self Monitoring alto) e di BSM (Self Monitoring basso), e puntualizza che Self Monitoring non deve essere Self Negation, e arriva quindi a parlare di nicchie rigeneranti.

Passa poi a parlare di gap di comunicazione in alcune coppie, di morsi e sibili, degli "esperimenti telefonici" fatti da Matthew Lieberman, e di venditori introversi come Jon Berghoff.

Infine parla dei bambini introversi, raccontando dello psicologo infantile Jerry Miller, delle storie da lui raccontate su Ethan e Isabel, parlando del giusto equilibrio che devono trovare i genitori di bambini introversi.
Parla di ambiente scolastico (e qui in vari punti mi ha fatto ricordare i primi anni di elementari di mio figlio, ora preadolescente), e di passioni extrascolastiche.

E' un libro sul quale si nota sicuramente un grandissimo lavoro a monte.
E' diverso dai soliti che ho letto, ma diverso in senso buono, perchè prende l'argomento da tante altre angolazioni.

Bello, davvero, magari non come primo libro da leggere sull'argomento, ma per approfondire, sicuramente sì!
Consigliatissimo!

lunedì 19 giugno 2017

Alla ricerca delle coccole perdute (Giulio Cesare Giacobbe)

Giulio Cesare Giacobbe ha conseguito la laurea in Filosofia presso l'Università di Genova, dove è stato nominato prima docente incaricato a tempo indeterminato e poi professore associato. È stato docente di ruolo di Materie Letterarie nella Scuola Media e ricercatore a contratto in Storia della Scienza per il CNR. Ha vinto il premio dell'Accademia Nazionale dei Lincei per le Scienze Filosofiche. Ha tenuto nell'Università di Genova gli insegnamenti di Storia delle Matematiche, Storia del Rinascimento, Storia della Logica. Ha ricoperto da ultimo l'insegnamento di Fondamenti delle Discipline Psicologiche Orientali. Ha conseguito il Ph.D. USA con specializzazione in Psicologia e Counseling Psicoanalitico presso la Pneumiatric University, California.  

Ha svolto attività di docente di Psicologia Umanistica presso la University of the Americas, California, USA. È iscritto all’Albo degli Psicologi Italiani. È autorizzato all’esercizio della psicoterapia in Europa e negli USA. Ha fondato l'Istituto Internazionale di Biopsicosintesi presso il quale effettua ricerca clinica in psicoterapia dal 1988. Dal 1999 conduce seminari pubblici gratuiti sulle tecniche antistress presso il Comune di Genova.





Eccomi con questo libro, che ho sentito da molti descrivere come un bellissimo libro.

Inizia parlando in generale delle varie personalità di una persona sana: bambino, adulto e genitore.
Spiega poi più approfonditamente la personalità del bambino (che chiede e non è autosufficiente, quindi dominato da paura e bisogno di protezione), quella dell'adulto (che prende ed è autosufficiente, entra in competizione e tende a prevaricare), e quella del genitore (che dà, e si dedica agli altri).

Parla dell'evoluzione psicologica naturale, e quindi di un vaso che va colmato di amore, fino a traboccare, per poi passare a parlare a lungo dello sviluppo e della strutturazione della personalità adulta e di quella genitoriale, e della non strutturazione della personalità adulta e di quella genitoriale.

Spiega, in tutto il libro, anche quanto sia importante, per una persona riuscire a passare a seconda delle occasioni a ciascuna delle tre personalità, senza fossilizzarsi su una sola.

Quindi inizia a parlare delle nevrosi, cioè l'incapacità di attivare la personalità naturale adatta alla situazione ambientale oppure la coazione ad attivare sempre una specifica personalità.

Passa quindi a parlare molto approfonditamente delle specifiche nevrosi, quindi il nevrotico "bambino", il "bambino" camuffato da adulto o da genitore, il nevrotico "adulto" e infine il nevrotico "genitore".

Parla poi di coppie sane, cioè formate da due persone che sanno passare da bambino, ad adulto, a genitore al bisogno, e di coppie nevrotiche, composte da persone fossilizzate su una sola personalità (bambino-bambino, bambino-adulto, bambino-genitore, adulto-adulto, adulto-genitore, genitore-genitore)

Infine parla di una quarta personalità, che è l'evoluzione naturale delle altre tre, che definisce "coscienza", "consapevolezza" o "buddhità", e di cui dice che ne parla più approfonditamente in un altro suo libro.

Dunque, i concetti psicologici che esprime mi sembrano giusti (a parte il punto in cui parla del rapporto tra persone e animali, in cui, a mio parere generalizza troppo). Leggendolo ci ritrovo, in alcuni punti, me stessa qualche anno fa, ci ritrovo amiche perse per strada, conoscenze attuali, parenti... insomma, i concetti (a parte, appunto, secondo me quello sugli animali) sono validi senza ombra di dubbio!

Non mi è piaciuto molto il modo di divagare su alcuni argomenti con un modo di fare che, a me, forse come donna, forse come ipersensibile, forse come donna ipersensibile, hanno dato a volte un po' fastidio... non so se ho "captato" in modo corretto lo "scritto non scritto" o se ho preso un abbaglio io... però, ecco, alcuni punti mi infastidivano un po'... ma potrebbe essere appunto la mia ipersensibilità a farmelo "sentire" così... infatti se provo ad immedesimarmi in una qualsiasi delle persone non ipersensibili che conosco, in base alle esperienze passate, credo che loro mi direbbero che non provano la stessa sensazione.

Diciamo che dai titoli ci sarebbero un altro paio di libri di questo autore che potenzialmente vorrei provare a leggere, ma al momento mi prendo uno stop e passo momentaneamente ad altri autori. Ci tornerò, credo, perchè appunto i concetti li trovo interessanti... il modo di porsi mi piace meno... però, vabbè, più avanti magari ci torno.

Per i concetti che esprime comunque lo consiglio.