Mi ci sono ritrovata tantissimo!
In quasi tutte le pagine mi capitava di pensare "sembra stiano parlando di me!", e mi sentivo meno "sola"!
Vi riporto una frase del libro che mi rispecchia tantissimo: "... pur avendo spesso momenti depressivi, gli iperefficienti mentali conservano tuttavia una gioia di vivere sorda, latente e potente, pronta a rinascere al minimo raggio di sole"
Cosa effettivamente successa appena dopo la lettura di questo libro!
Questo libro inizia con la storia di Camille, narrata all'autrice durante un incontro appunto tra la ragazza e l'autrice, in cui la ragazza chiedeva un aiuto. Da qui inizia a delineare i punti salienti che caratterizzano le persone ipersensibili, e lo fa in modo molto molto accurato.
Inizia parlando dell'organizzazione mentale sofisticata "per natura", e dell'allerta permanente in cui spesso ci troviamo, da ipersensibili, subissati da una miriade di stimoli visivi, uditivi, tattili e olfattivi, e inizia a definirci iperefficienti mentali.
Parla poi del fatto che a volte possiamo arrivare a sentire il desiderio di "spegnere" il nostro sistema sensoriale, che non smista automaticamente da solo gli stimoli che ci servono da quelli che ci sono inutili, ma ovviamente non si può. Possiamo solo tentare di fare uno smistamento "manuale", ma ovviamente stancante.
Parla poi di iperaffettività, e quindi dei grandi bisogni affettivi che sentiamo.
Passa poi a parlare in generale di gestione dello stress, di come funziona l'amigdala in generale (la parte del cervello che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura), del cortisolo e adrenalina che rilascia quando sente una situazione di stress, e spiega che troppo cortisolo crea avvelenamento neuronale e troppa adrenalina porta all'arresto cardiaco, quindi il cervello, per parare il colpo crea un "cortocircuito" inviando morfina e ketamina che fanno saltare il sistema d'allarme e spengono l'amigdala, scollegando quindi le emozioni ed estraneandosi, ma lo stress ovviamente non passa e "bloccati" non si può stare meglio.
L'amigdala "bloccata" non può "spostare" le emozioni verso l'ippocampo.
Spiega quindi che le persone ipersensibili sembrano avere un'amigdala ipersensibile, quindi ogni invasione emozionale crea sconnessione mentale, mandando fuori gioco la corteccia prefrontale.
Succede tipo quando un ipersensibile è in mezzo a tante persone.
Passa poi a parlare di iperempatia e benevolenza, e dell'importanza per gli ipersensibili di stare in ambiente armonico o in alternativa del bisogno di lavorarci su per renderlo tale.
Parla dei manipolatori, che ci creano ovviamente diffidenza.
Spiega che riusciamo a capire cosa pensano gli altri, parla di iperlucidità e Sindrome di Cassandra e altre esperienze mentali e sensoriali.
Dice che sembra che abbiamo un "cablaggio neurologico" differente dagli altri, e quindi spiega le differenze tra cervello sinistro e cervello destro
Parla di iperefficienza mentale e pensiero ramificato, di bisogno di "complessità", e degli inconvenienti del pensiero ramificato (ne parla a lungo, sotto molti aspetti, dando molti spunti su cui lavorare)
Parla poi di sonno agitato, di varie forme di iperefficienza mentale e dei test sul QI.
La seconda parte inizia parlando di vuoto identitario, autostima, paura del rifiuto, strategie di adattamento, autosvalutazione e depressione, e del momento in cui subentra l'arroganza per difesa (n.d.r.: che poi è più o meno l'unica cosa che dall'esterno viene ricordata, e su cui viene creato un pregiudizio molto difficile da scansare), arroganza che poi crea nell'ipersensibile dubbi e insicurezza.
Parla anche di imitazione, di infanzia e falso sè e quindi della "Sala VIP" (nel libro scoprirete cos'è) e di "sindrome del costume da bagno" (anticamera del burnout).
Parla di idealismo, di sete di assoluto nella scala dei valori e di pecche nel sistema valori, di relazionalità difficile, di dipendenza psicologica, di manipolatori e di intelligenza scomoda.
Passa poi a parlare dei normopensanti, di neurologia e mondo affettivo secondo la mentalità dell'emisfero sinistro.
Parla a lungo di come è vivere sotto il giudizio dei normopensanti, e definisce gli ipersensibili dei diapason (nel libro scoprirete il perchè).
Nella terza parte parla di come vivere bene con la propria iperefficienza, e delle fasi che solitamente si vivono, e cioè lo choc della rivelazione, il sollievo, le montagne russe, la negazione, la rabbia, la contrattazione, la depressione e l'accettazione.
Dice che ovviamente l'ufficio reclami è chiuso per sempre e quindi possiamo solo riordinare e organizzare i nostri pensieri, quindi parla di mappe mentali e livelli logici (ambiente, comportamento, capacità, valori, identità).
Parla poi di restaurare la propria integrità, riacquistare l'autostima, rinunciare alla perfezione, riconoscere i propri successi, valorizzare l'immagine di sè e coltivare l'amore di sè.
Spiega che per ottimizzare il funzionamento del cervello dobbiamo vivere in leggero "surmenage", cercando però il giusto livello, per non finire in burnout.
Parla quindi dei 5 bisogni fondamentali del cervello destro, di come vivere bene l'iperefficienza in società, di addomesticare la solitudine, di come gestire le critiche e curare la ferita del rifiuto... e altro... che scoprirete se leggerete questo fantastico libro!
Sì, fantastico!
Per gli ipersensibili è davvero fantastico!
Molto molto coinvolgente, e che fa sentire compresi pagina dopo pagina!
Direi che dà una sferzata di autostima molto potente!
Mi rendo conto però che se lo stesso libro viene letto da un "normopensante", come viene definito nel libro, può risultare un po' "antipatico" leggerlo, ma se il "normopensante" lo legge perchè ha a cuore una persona ipersensibile, spero che capisca che magari in questo frangente si sente "diverso" lui, ma che in tutto il resto della vita solitamente è l'ipersensibile a sentirsi così, e magari (magari) se prova a immaginare com'è vivere amplificando quella sensazione a tutti i giorni della propria vita, e a tutti i contesti sociali, magari forse si potrebbe arrivare ad una società più empatica...
Lo spererei...