giovedì 28 dicembre 2017

Le emozioni sono intelligenti (Gianfranco Damico)

Gianfranco Damico è docente in corsi post-universitari e svolge attività di coaching, formazione e consulenza con privati, aziende, enti pubblici, organizzazioni, scuole. Negli ultimi quindici anni ha lavorato con migliaia di persone, insegnanti, manager, professionisti, genitori, a dimensioni quali la crescita personale e l'eccellenza umana in tutte le sue forme. Da sempre interessato alla filosofia occidentale e a sistemi di pensiero orientali come Taoismo e Buddismo, ha un Master Practitioner in PNL, un diploma di Life-Coach e un Master in Gestione Risorse Umane.




Il libro inizia parlando di Star Trek, del dottor Spock e del capitano Kirk, riguardo il loro modo diverso di rapportarsi alle emozioni.

Parla da subito anche di Platone e della figura dell'auriga (che nel libro viene citata spesso), ma in questo libro i cavalli non saranno l'anima spirituale e l'anima concupiscente, bensì l'emozione e il pensiero cosciente, entrambi dello stesso colore, non essendo uno "buono" e l'altro "cattivo".

Poi passa a chiedere "cos'è un corpo?" e a parlare della magnifica sinfonia biologica, e dice che la vita è appesa a 3 domande: che cosa c'è là fuori, che cosa faccio, ed è importante per me.

Dice che l'emozione è il puntatore direzionale biologico, parla di cellula emozionata come di cellula intelligente, e dà spiegazioni su emozioni e sistema nervoso autonomo, sul sentimento, cioè l'emozione rappresentata a noi stessi, e porta spiegazioni biologiche del passaggio di un'emozione, delle idee per definirla.

Ad un certo punto arriva direttamente al sodo con queste parole: "senza l'emozione o siete st...di o siete st...zi".

Ecco...

Parla poi di intuizione, di emozione e ragione, dice che non si piange perchè si è tristi, ma si è tristi perchè si piange, e parla di governare la propria mente emozionale.

Spiega i tre gradi del paesaggio emozionale (emozione, condizione emozionale, attitudine emozionale o temperamento)

Parla di crescere in pienezza ed eccellenza attraverso le emozioni, cercando di arrivare all'aretè, cioè l'eccellenza al suo massimo grado espressivo e funzionale.

Dice giustamente che l'emozione è ovunque, e crea il mondo sociale.

Spiega poi un metodo, basato su quattro strategie (consapevolezza, presenza/volontà, mente fisica e mente pensante), costituito da 25 esercizi ispirati a varie tipologie di discipline, così suddivisi:
ampliare la consapevolezza (9 esercizi)
rendere salda la volontà (6 esercizi)
agire con cura sulla mente fisica (6 esercizi)
governare la mente pensante (4 esercizi)

Il libro si conclude con una conversazione tra lui e Heidi, ormai adulta, qui vista come Nume Tutelare, dove parlano di filosofia, neuroscienze, emozioni, morte, meraviglia, doverizzazioni, paura, coraggio, ansia, ottimismo, amore, rabbia, consapevolezza della nostra vulnerabilità, tristezza, senso di colpa, rimorso, invidia, vergogna, accettazione di sè, felicità, senso di gratitudine e amabilità (l'insieme di flessibilità, adattività, coerenza, energia, stabilità, meraviglia, empatia, resilienza e ironia).

Questa conversazione si avvia alla chiusura con questa frase "E' stato davvero bello averti avuta qui, Heidi. Ecco, ricordavo di te la tempra e il carattere di un essere umano eccezionale, sin da bambina. Adesso ho scoperto che sei anche una persona... amabile. Dici sempre "credo" e "penso"; non usi mai "è"."
Ecco, la parte che ho sottolineato mi ha fatta sorridere quando l'ho letta, perchè è una cosa che io mi sento dentro da sempre, e cioè di non voler dare, nei limiti del possibile, un limite "mio" a quel che dico, perchè appunto quel che dico è quel che penso e credo io, e non quello che E' in assoluto. E apprezzo molto questo comportamento anche quando lo riscontro in altre persone.

Diciamo che il libro subito non mi prendeva molto, credo per il ritmo, un po' lento per quelli che sono i miei gusti, ma ad altri magari non piacciono libri con ritmi più veloci, quindi va bene così.

La parte della conversazione con Heidi mi è piaciuta molto, fin da subito, dalle prime pagine di questa conversazione lunga 34 facciate, non per Heidi (anche se da piccola la adoravo), e nemmeno per la frase finale (letta ovviamente solo alla fine), ma appunto credo per il ritmo, diverso, più veloce, durante la conversazione, e ovviamente per gli argomenti, molto coinvolgenti!

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